PILLART di Eiffelgres

PILLART di Eiffelgres

Eiffelgres prosegue il percorso innovativo dei suoi prodotti in gres porcellanato con la collezione Pillart firmata da Mauro Bellei. Questa collezione, che ricerca una nuova espressione attraverso la rilettura di una pietra naturale, la Pillarguri, si collega direttamente alle precedenti per la chiara ispirazione al mondo dell’arte. È un’idea che esprime le sue potenzialità espressive col fine di proporre pavimenti e rivestimenti per esterni e interni di qualità, attraverso una sapiente combinazione tra tecnologia e artigianalità. Con Pillart Eiffelgres vuole comunicare e puntualizzare le sue capacità di personalizzare un progetto indagando anche il gioco degli opposti.

Pillart è una collezione che si ispira alla Pillarguri (una scura ardesia norvegese caratterizzata da inclusioni aghiformi e puntiformi), e contemporaneamente vuole avvicinarsi al mondo dell’arte. Questo progetto nasce dalla richiesta di avere in catalogo un nuovo prodotto che deve riproporre in gres porcellanato una pietra visivamente riconducibile a quella che si trova in natura. La mia risposta si è strutturata sull’idea di un prodotto che contiene le caratteristiche richieste insieme al suo doppio ma in negativo: dunque non una ma due distinte superfici che nascono dalla stessa matrice. A corollario di questo proposito, che esprime già una forte sintesi espressiva incernierata sul minimo, ho sviluppato diverse personalizzazioni che prendono vita direttamente da quella sintesi.

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L’obiettivo, immediatamente condiviso dall’azienda, è diventato quello di strutturare una combinazione tra espressione artistica e tecnologia, dove una semplice idea si intreccia col processo industriale: da una parte attraverso una superfice naturale per interni che presenta il minimo cromatico di un positivo e del suo negativo, dall’altra con una superfice molto aspra per esterni, l’esterno giorno e l’esterno notte. In un periodo di turbamenti di varia natura come quello in cui viviamo, credo sia salutare un ripensamento che parte dall’essenziale, che riparte dal minimo per capire come organizzare uno sviluppo. Il minimo, se articolato in un certo modo, può generare una grande ricchezza che trova origine nella vera freschezza della semplicità.

In sostanza Pillart è una collezione che comprende due colori: mi riferisco sommariamente al bianco e al nero, colori che sono alla base dell’espressione della teoria visiva e dell’espressione analitica del pensiero. Alla fine, con Pillart ho attuato la scelta calibrata di virare il bianco e il nero verso due toni di grigio, uno scuro e uno chiaro, tali comunque da mantenere una evidente contrapposizione visiva. Penso alle combinazioni tra le grigie bicromie di brunelleschiana memoria, per esempio quelle visibili nella Cappella dei Pazzi a Firenze, le quali mi fanno pensare e rileggere con occhi diversi i grandi negativi positivi di Bruno Munari. Sappiamo che il chiaro e lo scuro, legati al bianco e al nero, sono toni che possono interpretare perfettamente la visione concettuale della realtà attraverso il confronto degli opposti, come lo ying e lo yang, il giorno e la notte nell’antica grafica cinese, l’”essere o non essere” dell’Amleto shakespeariano, il vuoto e il pieno, la paura e il coraggio, l’assenza e la totalità, la quiete e il rumore, oppure la complessità e la sintesi. In pratica mi riferisco a due toni che possono dialogare in modo universale.

http://www.eiffelgres.it/